MOSTRA | Fotogrammi. Fotografi e Fotografia nel Cinema
Maurizio Rebuzzini (1951)
Si occupa di fotografia dall’autunno 1972.
È anche raccoglitore di fenomenologie a sfondo fotografico (tra le quali, questa in allestimento sulla presenza della Fotografia nel Cinema, in forma scenografica).
Tra tanto altro, che appartiene alla sua vita quotidiana in fotografia, è editore e direttore di FOTOgraphia, mensile di riflessione fotografica.
Dall’Anno Accademico 2005-2006, è docente a contratto di Storia della Fotografia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Brescia). È curatore della sezione storica degli apparecchi fotografici al Museo Nazionale Alinari della Fotografia. È membro del Comitato scientifico del MA.CO.f / Centro della Fotografia Italiana, di Brescia.
Dal 1972, si occupa di fotografia per riviste di settore, come redattore, collaboratore o direttore editoriale. Scrive di linguaggio, tecnica e costume della fotografia applicando idee che, di fatto, abbattono i confini tra i diversi punti di osservazione: arriva al lessico fotografico partendo dalla presentazione di apparecchi (o fingendo di farlo), così come, con percorso analogo, inquadra e identifica l’apporto dell’applicazione tecnica quando affronta il linguaggio espressivo.
Tra i riconoscimenti professionali, il Premio Giornalistico Assofoto 1984, l’ambìto e prestigioso Horus Sicof, assegnatogli nel maggio 1997, il Trofeo Nazionale per la stampa specializzata (Benevento, 1999), il Premio Orvieto Fotografia 2004 e il Premio AIF alla carriera (aprile 2017).
È riconosciuto e stimato per un apprezzato e confortevole senso delle proporzioni.
Filippo Rebuzzini (1981)
Nella sua frequentazione del mondo fotografico, senza soluzione di continuità, tra tanto altro, vanta una propria visione autonoma ed estranea a percorsi culturali fossilizzati. Ha offerto e distribuito brio e freschezza sull’intero impianto di questa sintesi sulla presenza della Fotografia nel Cinema (in scenografia), attingendo da un suo vasto archivio di decine di migliaia di fotogrammi selezionati.
In questa azione, non ha risposto ad alcuna intimidazione, ma ha seguìto un passo cadenzato capace di coinvolgere e ammaliare il pubblico: magari anche alla ricerca e individuazione di titoli e personaggi originariamente sfuggiti a questa attenzione mirata.
Sullo stesso argomento, ha realizzato mostre a tema, ogni volta con punto di osservazione autonomo e diverso dai precedenti, esposte alla Galleria Grazia Neri, di Milano, al Lucca Digital PhotoFest, al Photoshow, di Milano (per Nikon) e al MA.CO.f / Centro della Fotografia Italiana, di Brescia. Oltre a curare la ricerca iconografica mensile per la rubrica finalizzata del mensile di riflessione fotografica FOTOgraphia.
Luogo
Fotogrammi. Fotografi e Fotografia nel Cinema
a cura di Maurizio e Filippo Rebuzzini
Con intenzioni e contenuti espliciti e dichiarati, Fotogrammi. Fotografi e Fotografia nel Cinema aggiunge un capitolo nuovo e originale alle riflessioni e considerazioni del fenomeno dichiarato (anche nel titolo). Visione che contribuisce al lungo e approfondito dibattito sul costume della fotografia e sulla fotografia proiettata verso il grande pubblico, non necessariamente di addetti.
Ancora un avvicinamento alla composizione definitiva del racconto della presenza consapevole (o meno) della Fotografia al Cinema: all’interno delle sue sceneggiature, come tra le pieghe, presto individuate, delle sue scenografie (come è in questo caso). Il sontuoso allestimento riprende e ri-conferma una visione assolutamente specifica e particolare, che dà consistente rilievo alla combinazione della Fotografia al Cinema (appunto).
La mostra riprende il filo di una narrazione che non si esaurisce nella propria apparenza, ma sottolinea combinazioni sociali della stessa Fotografia, oltre a rilevarne identificati significati espressivi e culturali. Nello specifico, attraverso una incessante sequenza di Fotogrammi, l’attuale e affascinante allestimento non comprende posati dai set dei film presi in considerazione e neppure ordina gli stessi Fotogrammi (frames) in altro modo che quello puramente estetico: alternativamente, per assonanze oppure contrasti di tono e colore, di situazioni, di interpretazioni, di sintesi. Ma, forse, non è proprio solo così: certamente c’è dell’altro, ma non importa.
Così che, si manifestano e prendono vita intenzioni e contenuti che si potrebbero definire “nuovi”, se soltanto il forsennato richiamo alle novità non componesse i tratti di uno degli abusi fonetici dei nostri giorni. Ma questa visione, questa sintesi, è effettivamente tale: nuova nella propria sostanza espressiva.
Infatti, l’allineamento con un contenitore programmatico di profilo culturale alto, quale è il cartellone che definisce l’identificata Coscienza dell’Uomo, ha sollecitato una visione e visualizzazione non didascalica, diversa dall’analisi semiologica del fenomeno della presenza della Fotografia nel Cinema. Altrove, in momenti e spazi preposti, le considerazioni sono finalizzate alla puntualizzazione di combinazioni pertinenti. Invece, l’attuale Fotogrammi. Fotografi e Fotografia nel Cinema non scandisce tempi consequenziali, ma certifica l’entità e vastità del fenomeno nel proprio complesso.
Con uno scarto raffigurativo volontario e ricercato, senza soluzione di continuità, i ventiquattro metri lineari di esposizione, per un metro in altezza, presentano la bellezza (è il caso!) di quattrocentosettantacinque fotogrammi, da centododici film, accostati uno dietro/davanti l’altro e uno sopra/sotto l’altro. Autentico protagonista della vicenda, Filippo Rebuzzini, appassionato di cinema moderno e contemporaneo, ha focalizzato memoria ed esperienza su momenti e situazioni grandi e consistenti, anche nei numeri. Estranea a percorsi culturali fossilizzati, la sua osservazione ha distribuito brio e freschezza sull’intero impianto di Fotogrammi. Fotografi e Fotografia nel Cinema.
Diversamente dai pannelli tematici di altre selezioni analoghe, il senso e lo spirito dell’attuale percorso costituiscono un autentico punto programmatico nell’analisi stessa del fenomeno avvicinato e affrontato.
A questo punto sono indispensabili (almeno) due precisazioni, entrambe sui contenuti.
Anzitutto, va chiarito che questa catalogazione della presenza della Fotografia nel Cinema non pretende di essere enciclopedica, né totale. La sua sola ambizione è indirizzata altrimenti: a ritmo alternato -tra visioni leggere, approfondimenti e analisi perfino dettagliate-, il consistente insieme di Fotogrammi. Fotografi e Fotografia nel Cinema si propone soprattutto, non certo soltanto, come visita guidata.
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Detto ciò, i curatori Maurizio e Filippo Rebuzzini sono altresì consapevoli che eventuali superficialità, soggettivamente riscontrabili (come tali), e possibili mancanze non minano il percorso individuato, come non compromettono il senso complessivo del racconto. Sono state espresse visioni e considerazioni incrociate, in modo da formare un continuum narrativo gradevole e avvolgente, oltre che convincente e fascinoso.
In secondo luogo, va sottolineato che la visualizzazione attraverso fotogrammi muti è giocoforza estranea a quei dialoghi cinematografici che, nella propria (apparente) profondità, appartengono già alla riflessione teorica della Fotografia. In questo censimento ragionato, i curatori non sono stati guidati tanto dal soggetto fotografico in se stesso e nel proprio dibattito istituzionale di (e per) addetti, quanto dalla proiezione della Fotografia verso il grande pubblico.
Ancora, e in conclusione, va rilevato che Fotogrammi. Fotografi e Fotografia nel Cinema ha anche considerato poco alcuni film, citati in fretta, e addirittura ignorato qualche sceneggiatura e scenografia. Come già precisato, questa non va intesa come compilazione di un casellario enciclopedico; quindi, allo stesso momento, i curatori ribadiscono e rivendicano un punto di vista assolutamente individuale, che, al pari di ogni pensiero, è avvolto nelle nebbie dei pregiudizi personali.
Comunque, le sceneggiature e/o scenografie che sono sfuggite dalle maglie dell’attuale passerella, soprattutto perché non sono risultate adatte al percorso allestito e considerato, avranno altre occasioni per essere censite e catalogate: oltre questo racconto, la presenza dei Fotografi e della Fotografia nel Cinema è una narrazione in divenire… in progress. Assolutamente legittime, questa e altre combinazioni analoghe e coincidenti (quali le presenze della Fotografia nei Fumetti e in Filatelia, piuttosto che nella Narrativa) sottintendono un impegno concretamente culturale, sociale e storico, al quale identificati personaggi non rinunciano.